domenica 14 ottobre 2007

L'Italia non cambia, ma dovrebbe!

L'Italia non cambierà finché non saranno gli italiani stessi a cambiare, per cambiare basterebbe incentrare le molteplici discussioni quotidiane che si fanno al bar o sul lavoro su altri aspetti e su altri nemici, cercando insieme di proporre qualcosa di nuovo. Ma constato che l'Italia è il paese dei sempre divisi, dopo aver più volte detto che la faida "rossi e neri" è oggi un utile metodo per metterci contro fra di noi, penso che una divisione fra onesti cittadini e disonesti venditori di fumo sia più reale e giusta. È anche vera la differenza d'approccio ai problemi, chi sa che ci sono, chi non sa che ci sono, chi sa ma tace, chi sa e giustifica, chi sa ma è indottrinato.


La nostre indole mediterranea ci porta comunque ad essere più frivoli di altre nazionalità: è un bene perché esportiamo il miglior stile di vita, è un dono prezioso quando la nostra creatività ci porta ai massimi livelli in ogni campo, è un male quando non riusciamo più a condurre uno stile di vita da "italiani" perché non ce lo permettono più, perché la nostra frivolezza ci porta di conseguenza a non scavare dietro la notizia, il fatto, è un male quando si radica un modo di pensare che ci ferma pur di salvaguardare quel poco o tanto che abbiamo, consapevoli che potremmo ottenere di più, dopo sacrifici, che stiamo rimandando per l'ennessima volta ai posteri.


L'Italia, il paese della protesta nei bar col vinello in mano, non può passare all'azione, non nè ha ancora la potenza causata da una poca voglia d'indagare la realtà. Quando col mio Pinot in mano mi accorgerò che la maggioranza dell'Italia oltre all'esprimere malcontento, riesce ad affrontare le tematiche lasciandosi alle spalle biechi giochi di potere, che per nulla interessano, per discussioni più realiste ed intelligenti, farò cadere il bicchiere a terra e proclamerò l'inizio dell'era rivoluzionaria.


Che gli Italiani si sveglino e inizino ad avere capacità critica indipendente, altrimenti non ci sarà mai cambiamento positivo per il popolo, ma solo lotte di potere fra oligarchi del furto legalizzato.

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